EN 12845: sistemi sprinkler, via libera agli impianti a preazione.

La nuova norma europea introduce molti aspetti interessanti ed innovativi, uno dei più importanti dal punto di vista del tipo di sistema sprinkler da installare è quello inerente all’utilizzo dei sistemi a preazione.
Precedentemente, i sistemi a preazione nella norma UNI 9489 erano equiparati senza nessuna differenza ai sistemi a secco mentre, nella nuova norma europea, il loro utilizzo è considerato analogo ai sistemi ad umido, facendo decadere tutte le limitazioni tipiche dei sistemi a secco, come limiti sulla volumetria del sistema di distribuzione e l’aumento dell’area operativa.
Quanto sopra trova conferma da un’analisi della tabella 3, norma EN12845, dove viene espresso questo concetto con dati numerici specifici.

 

 

Classe di Risch

 

Densità di Scarica di progetto mm/min

Area Operativa m2
Impianti ad umido o preazione Impianti a secco o alternativi
 LH  2,25  84 Non consentito. Utilizzare OH1
OH1 5,0 72 90
OH2 5,0 144 180
OH3 5,0 216 270
 OH4  5,0  360 Non consentito. Utilizzare HHP1
HHP1 7,5 260 325
HHP2 10,0 260 325
HHP3 12,5 260 325
HHP4 Diluvio (vedi NOTA)
NOTA: Gli impianti a diluvio non sono coperti da questa normativa.

Necessitano di particolare considerazione

 

Le indicazioni della normativa non solo favoriscono l’utilizzo dei sistemi a preazione ma limitano ulteriormente l’installazione dei sistemi a secco rendendoli:

  • “non consentiti”, sia nelle classi LH e OH4
  • Inserendo l’aumento del 25% dell’area operativa anche nelle classi di rischio OH, equiparabili a rischi normali riportati nella UNI9489.
  • Sconsigliandone l’utilizzo nelle classi di rischio HH, equiparabili a rischi gravi riportati nella UNI9489, comunque riducendo la volumetria della rete distributiva da 4 mc. ammessi nella precedente norma ai 3 mc. dell’attuale.

Sicuramente la posizione della normativa è particolarmente severa e penalizzante nei confronti dei tradizionali impianti a secco. Nasce così l’esigenza di capire i motivi che hanno portato a queste conclusioni.

La norma europea prevede fondamentalmente due tipi di sistema a preazione:

Impianto preazione tipo A, sistema con una elettrovalvola di attivazione comandata su consenso di una rivelazione fumi. Questa tipologia è consigliata solo in aree in cui si potrebbero verificare ingenti danni con un intervento accidentale.

Impianto preazione tipo B, sistema con attuatore pneumatico che si attiva con all’intervento dello sprinkler indipendente dal consenso di una rivelazione fumi. Questa tipologia è consigliata in aree soggette a gelo in alternativa al tradizionale impianto a secco.

A questo punto diventa fondamentale domandarsi il perché della preferenza che viene accordata ai sistemi a preazione rispetto ai sistemi a secco.

Il sistema a preazione di tipo B è più efficace di un sistema tradizionale a secco perché il suo intervento è più veloce in quanto la quantità (volume) d’aria presente a valle della valvola di allarme è decisamente inferiore e di conseguenza l’acqua viene scaricata sull’incendio in tempi molto vicini all’intervento di un impianto ad umido.

La minor quantità d’aria contenuta nei sistemi a preazione in confronto ai sistemi a secco è dovuta al modo in cui la valvola di allarme viene armata. Nei sistemi a secco l’aria immessa a valle della valvola di allarme deve agire direttamente sul clapet e vincere la pressione dell’acqua a monte per riuscire chiudere il piattello.

Sebbene il rapporto delle superfici di contatto S1/S2, sia circa 3:1, per effettuare la chiusura della valvola, la pressione dell’aria risulta comunque notevole; Infatti, per una pressione d’acqua di circa 7 bar, agente sulla superficie S2, è necessario immettere una pressione d’aria di circa 2,5 bar agente sulla superficie S1.

Più alta è la pressione d’aria immessa a valle della valvola, maggiore è il volume d’aria che deve essere scaricato; quindi, maggiore è il tempo di erogazione dell’acqua dallo sprinkler intervenuto. Questo ritardo tra attivazione termica dello sprinkler ed erogazione dell’acqua sull’incendio porta inevitabilmente ad uno sviluppo maggiore di quest’ultimo, che solo parzialmente può essere compensato con un aumento dell’area operativa.

Nei sistemi a preazione il meccanismo di chiusura della valvola non avviene per una contropressione d’aria direttamente sul clapet, ma per merito di un leveraggio agente sul piattello collegato ad una camera differenziale ricavata sul corpo valvola.
In condizioni operative, questa camera viene alimentata e mantenuta in pressione d’acqua tramite il trim della valvola. Sul trim viene installato un attuatore pneumatico a tre vie, una porta collegata al trim in pressione d’acqua, una collegata con l’aria immessa nella rete sprinkler e l’altra ad uno scarico. Con la rottura di uno sprinkler la pressione dell’aria viene a mancare e l’attuatore, attivandosi, depressurizza il volume d’acqua all’interno del trim mandandola in scarico generando una depressione della camera differenziale liberando così